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Ooops! I did it again (?)

Nausea, tanta tanta nausea e sintomi che mi fanno andare in paranoia.
Ops.

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Cara mamma…

…beh, ne sono passati di anni. Sono 15, oggi. A pensarci, trovo quasi buffo il mio costante chiedermi “che ne sará di me, senza te? Come faró senza la tua guida?”. Qui ci sono arrivata, anche se qui non è un bel punto, e se ho percorso cammini e prove che avrei voluto poter condividere con te. Anche solo per capire dal tuo sguardo se questa o quella scelta erano, secondo te, sbagliate o meno. Ah, quante scelte ho dovuto prendere in totale solitudine. Senza poter chiedere aiuto. Ho iniziato presto, il piú delle volte ho sbagliato. Ho ceduto alle tentazioni, alle curiositá e ai peccati. Penso che non avresti approvato, perché i ricordi sono sfumati, ma quelli che tengo saldi nella memoria ti ritraggono come la donna più buona del mondo. Chissá che faresti, ora. Oggi. Magari avremmo pranzato tutti insieme. Avresti organizzato una di quelle rimpatriate che tanto ti piacevano. Avresti cucinato un mucchio di dolci, dandomi il permesso di aiutarti e lasciandomi assaggiare la crema di cioccolata con le dita. Casa sarebbe stata casa. Chissá se è vero che sei ancora qui. Che ci guardi e ci sostieni. Chissá che ne pensi della nuova famiglia allargata. Della casa in montagna che non c’è più. Del colore dei miei capelli, o dei miei tatuaggi. Chissá che ne pensi della mia famiglia. Di tua nipote. Che porta il tuo nome, ed ha i tuoi occhi, ed ogni tanto fa un disegno per te che sei lassú tra le stelle, a brillare per noi proprio come brillavi in vita, quando sorridevi. Eri bellissima, questo si che lo ricordo bene.
Per questo provo un infinito orgoglio quando mi dicono che ti somiglio tanto.
Chissá, se fossi ancora qui. Magari sarei cresciuta diversamente. Magari tu non mi avresti messo all’angolo come hanno fatto gli altri. Magari avresti asciugato le mie lacrime. O avresti urlato per la musica troppo alta, le parolacce e i miei modi poco femminili.
Forse sarei diventata piú come te, leggera e dolce. Forse ora ti avrei.invitata a cena a casa mia, e tu mi avresti portato una torta Sacher, avremmo guardato un bel film insieme, ed avremmo pianto nei momenti più sdolcinati. Magari saremmo andati tutti insieme a prendere un gelato. Io, te, papá, R., le nostre bimbe, i nostri compagni di vita.
Ed avrei sorriso, prima di addormentarmi, perché tu ci sei, sempre e per sempre.

Mi manchi.

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Karma, dannato Karma.

Credo nel Karma. Credo che per ricevere del bene devi dare del bene. Che se uno è stronzo nel dna non puó pretendere che le persone che lo circondano si comportino con lui come degli angeli scesi in terra.
Ognuno ha quel che si merita. Ed è giusto che sia così.
Dunque suppongo che io stia pagando le conseguenze di una qualche vita precedente in cui molto probabilmente sono stata un serial killer o qualcosa del genere perché giuro che in questa vita mi sto comportando almeno nel migliore dei modi, cerco sempre di accontentare tutti, perché mi piace accontentare coloro a cui tengo, cerco di non mancare di rispetto a nessuno (fatta eccezione per quegli episodi in cui secondo il mio stile di vita non sto effettivamente mancando di rispetto a nessuno), eppure capitano giornate come queste in cui nonostante la miriade di curriculum lasciati e inviati ad ogni sorta di ufficio/negozio/ristorante e chi piú ne ha piú ne metta, il mio telefono non squilla mai. Giornate in cui non ho mai buone notizie. Ho passato l’ultimo periodo a girare tra ospedali vari, per un parente, un’amica, perché tutti stanno male ed io non posso far nulla. Il conto in banca è arrivato al limite proprio, dopo aver dovuto cambiare vari pezzi della macchina che giustamente ha deciso di dar segni di cedimento proprio sul piú bello. Cioé della serie che ING Direct mi manderá un assegno per compassione. Poi ci sono quei problemi di cui non ho voglia di parlare qui, perché sono troppo personali. E alla fine, alle 21,15, dopo aver passato un’intera giornata a piangermi addosso e a detestarmi perché non mi sento in grado di trovare una soluzione a tutto questo, mi ritrovo a farmi forza e a pensare “Karma, ti inculerò!”.
Baci,
Naike

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“Che ci fai in un posto come questo?”

Mi sono presa qualche giorno, o meglio settimana, di pausa da RIV. In realtá mi sto prendendo una pausa da tutto e tutti. Mi sveglio, e dopo due caffé e due sigarette (altrimenti non mi sveglio) mi dedico alla casa, agli impegni rognosi, quelli a cui non ho mai voglia di dedicarmi tranne in questo periodo in cui sembra che tutto sia in stand by e tutti aspettino che succeda qualcosa. Io per prima. Credo sia colpa di quella persona, quell’utente che mi ha infastidita, mi ha fatto sentire in gabbia proprio in quel posto dove volevo sentirmi libera. Detesto avere il fiato sul collo, detesto quando la gente si aspetta qualcosa da me, e sopratutto quando io sparisco e loro mi cercano senza sosta. Cosí mi sono un attimo allontanata da tutto.
Per le prime settimane, appena iniziato a spogliarmi in cam, non avevo altro che voglia di spogliarmi ancora e ancora, di giocare con il mio corpo e guadagnare divertendomi. Ma io sono una che si illude. Mi illudo sempre. Anche quando penso che non mi illuderó più, mi sto illudendo che possa accadere che io la smetta di illudermi. Così mi sono resa conto che mi manca quell’utente (non quello che mi faceva sentire in trappola), quel ragazzo con il quale chiacchieravo per ore ed ore. Quello che mi faceva sorridere, che era lì per gioco tanto che ora ha cancellato il suo account e così ha trasformato la mia illusoria gioia di collegarmi ad un triste modo pratico e veloce (ma manco troppo) di guadagnare soldi in mano a uomini che non vogliono altro che un paio di tette (e manco troppe) e una vagina messa in mostra. Ed ora non ho piú voglia di collegarmi, ora voglio dedicarmi ad altro e pensare ad altro e fare altro. E quando saró dell’umore magari torneró a fare la sexy (ma nemmeno troppo) su RIV.
Lo scrivo non perché penso interessi a qualcuno, ma perché so che tu mio caro ex-utente (preferito) prima o poi leggerai questo post e proprio come scherzavamo sullo stile Pretty Woman in cui ci siamo conosciuti, magari vieni a salvarmi (o a farmi sorridere).
Baci

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To swing or not to swing…

L’ho scoperto qualche tempo fa, che c’è un termine che rappresenta il mio modo di essere: swinger. Che non è solo riferito agli scambisti, ma a quelli che hanno una mentalitá libertina riguardo al sesso.
Dunque io sono una swinger, perché sono estremamente convinta che il sesso debba essere totalmente libero.
Mi terrorizza quasi l’idea di fare sesso sempre e solo con la stessa persona per il resto della mia vita. É un’idea assurda. È come avere Sky ma guardare sempre e solo i canali Mediaset e morire senza sapere che altri palinsesti fossero trasmessi sugli altri canali.
La monogamia va bene per quelli che non sono curiosi, ecco.
Io sono sempre stata estremamente curiosa. Non in modo perverso (e per perversioni sessuali intendo sesso tra umano – animale / sesso tra umano consensiente e umano non consensiente!!!), ma sono comunque curiosa. Nemmeno in modo estremo (e per sesso estremo intendo cose sadomaso tipo venire appesi come salami legati dalla testa ai piedi e con uno spaccamascella in bocca tipo porchetta con la mela tra i denti).
Però sono troppo curiosa per mangiare sempre e solo la stessa minestra (indipendentemente da quanto piacevole sta minestra sia).
E magari sono ottusa, ma non riesco a capire come si possa non essere curiosi. Ci stanno persone che vanno sempre a cena nello stesso ristorante, ordinano sempre le stesse portate, ascoltano sempre la stessa stazione radio e scopano sempre e solo con la stessa persona. Sono quelli che non vanno mai fuori dagli schemi.
Io non ce la farei mai a vivere così. Mettiamola così, io non vado in vacanza per mancanza di fondi destinati alle vacanze (in tempi in cui mancano pure i fondi per i beni primari, figuriamoci), ma se ne avessi la possibilitá, non potrei mai andare tutti gli anni a Sharm e tutti gli anni nello stesso villaggio. Ci vai una volta, ti diverti ma poi l’anno dopo ehi, ci stanno un sacco di altre cose da vedere!!!
Non è che io sono curiosa solo sessualmente parlando, io sono curiosa in generale. Infatti ho iniziato a fumare per curiositá, ho provato qualche droga per curiositá, sono stata fissata per l’alimentazione vegetariana, per quella biologica, per il buddismo, per il cyberpunk, i racconti erotici, i film documentari… Insomma un pò qui e un pò lí ho dovuto mettere il naso.
E allo stesso modo, anzi molto di piú, mi incuriosisce il sesso.
Avere un partner per la vita ma scopare con partner occasionali (uomini o donne che siano, ti pare che muoio senza sapere come sia farlo con un’altra donna?) non lo definisco tradimento, affatto. Il tradimento è una cosa sentimentale, non esclusivamente fisica. Quindi sono per la coppia aperta, spalancata, per gli scambi (soft o totali), i club privé, le gang bang, i triangoli eccetera eccetera.
E le mie amiche (che purtroppo non sono uscite da Sex & The City, ma sono buone amiche quindi va bene così) quando ne parlo cosa dicono? Che sono perversioni. O peggio, si mettono a ridere dicendo che io sono fuori di testa. Ovviamente loro vanno sempre nello stesso villaggio turistico a Sharm, o allo stesso stabilimento ad Ostia, e prendono sempre lo stesso gelato, vanno sempre alla stessa fraschetta ad Ariccia e scopano sempre con lo stesso partner nello stesso modo e nelle stesse posizioni. Non fanno sesso orale, perché è una cosa schifosa e (s)porca, non lo fanno nella vasca da bagno o sul tavolo della cucina, non parlano delle proprie fantasie sessuali o peggio ancora, non ne hanno.
Secondo me sono loro quelle che non stanno bene.

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Gli uomini vengono da Marte…

…le donne da Venere, dicono.
Comunque stiamo tutti sul pianeta Terra e menomale. Dobbiamo convivere.
Ora, dato il mio ruolo di ascoltatrice dei problemi di coppia altrui (eppure volevo fare la camgirl!) mi sa che devo chiarire dei punti molto semplici: lo so che voi maschi siete così pratici e prendete le cose alla lettera, e non state lí a farvi mille problemi per ogni problema e non chiamate tutta la vostra rubrica telefonica per lagnarvi di come faccia schifo la vostra vita e blah blah blah. Fortunatamente. Bastiamo noi donne a farlo. Peró, per quieto vivere, dovete imparare a sopportarci. Se tua moglie si lamenta di qualcosa, ascoltala invece di pensare “Ammazza che palle questa pure oggi c’ha qualcosa da ridire”. Potresti scoprire tante cose, ascoltando. Se la sua voce è solo un sottofondo nella tua testa allora si che poi vi viene a entrambi l’esaurimento nervoso. Siate generosi, dedicate cinque minuti agli sfoghi femminili.
Noi siamo programmate per chiacchierare e lamentarci. Se voi avete un problema vi chiudete, formate una specie di “corazza”, ci pensate per conto vostro finché non trovate la soluzione. Noi no, noi pensiamo a voce alta e chiediamo opinioni e pareri. Abituatevi alla cosa.
Imparate a comprendere che come noi conviviamo col fatto che vi dimenticate di buttare l’immondizia o che non sapete mettere in moto una lavatrice, voi dovete convivere con noi che blateriamo per ore e cerchiamo sempre delle conferme e blah blah blah.
Se facessimo tutti uno sforzo, a comprendere il prossimo, andrebbe tutto decisamente meglio.

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L’amante… (beato chi c’ha un occhio)

C’è una mia amica, L., che ha l’amante. Un uomo abbastanza ricco da pagarle i conti, darle qualche soldo al mese, portarla a cena fuori, farle fare romantici giri sulla sua barca. E la appaga parecchio sessualmente. Come dice lei “la mia patata si sente una regina con lui”.
Praticamente l’opposto che piú opposto non si puó di suo marito. Che è uno di quegli uomini che prendono vita solo durante il Campionato (e se la Roma vince, che sennó va in depressione).
Ora, lei in sua difesa dice che l’amante le da tutto quello che il marito le fa mancare, ed è un ragionamento giusto conoscendo il passato e la storia di L., ma poi ogni tanto se ne esce con frasi degne di Federico Moccia tipo “Quando lascerà sua moglie andremo a vivere insieme”
Allora devo ricordarle che la loro storia va avanti da un bel pó, ma che lui sua moglie non la lascerá. MAI.
Quindi lei mi guarda con rassegnazione e mi dice che ho ragione. Ed anche se è brutto fare la guastafeste, qualcuno deve pur farlo, in questo mondo, e a me, che sono stata nominata “rompipalle da taschino” anche dal mio ex principale (tanto per rendervi l’idea di quanto io sia guastafeste) il ruolo calza a pennello. Ma è piú forte di me.
Se una intraprende una storia con un uomo sposato, deve farlo con la consapevolezza che lui mai (o quasi) lascerá sua moglie e i suoi figli.
Dunque no agli amanti, si alle scappatele, e W quelli che fanno sentire la tua patata una regina. Ma che finisca lí. Si, proprio lí nelle parti intime. Perché poi sennó dovrai patire le sofferenze procurate non solo da tuo marito, ma pure dall’uomo che ti eri illusa ti avrebbe salvata dalle sofferenze procurate da tuo marito.
Ed è una gran bella fregatura…
L. mi da sempre ragione al riguardo, ma poi quasi ogni volta che ne parliamo, torna a fantasticare su come sará bello andare a vivere con lui… Allora, come dice mia zia “in culo te entra e in testa no?”.
Dunque se una non ci vuole andare coi piedi di piombo, ma preferisce buttarcisi con tutte le scarpe, boh, cazzi suoi.

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(mi stanno tutti sul cazzo) Pensa positivo…

…pensa positivo un cazzo.
Incolpo il mio ciclo mestruale, che mi rende totalmente priva di voglia di vivere, giusto per avere una scusa per non tollerare piú tutte le emerite teste di cazzo che hanno preso la cattiva abitudine di rovinarmi l’esistenza.
Voglio prendermi il lusso, stasera, di essere incredibilmente drammatica.
Ho un segno indelebile sul corpo che mi ricorda che devo fare “pensieri felici”.
Ma in giornate come questa mi viene in mente solo… Ma vaffanculo.
E per la cronaca, non mi è caduta la corona, io proprio non sono mai stata una principessa. Al massimo Cenerentola, ma senza la botta di culo di ritrovarsi una fata madrina. Infatti Cenerentola mi è sempre stata sulle palle. Perchè sinceramente la morale della favola adeguata ai tempi moderni è: se sei un essere inutile e pezzente spera almeno di vincere qualche soldo al Lotto, compratici un paio di scarpe col tacco e vai a cercare un ricco che ti si voglia ingroppare, ma che almeno ti sposi e fa che sia un idiota che ancora sceglie la comunione dei beni.
Dunque, io non ho potuto comprare le scarpette di cristallo, né ho trovato un ricco generoso, ma solo un bel mucchio di tirchi che manco ve lo voglio dire.
E siccome nonostante sia bello fare soldi mostrando un paio di tette o giocando col proprio vibratore, non basta. In questo mondo, in questo paese, in questa vita, non basta mai.
E siccome se c’è una cosa che odio piú di non avere un soldo in tasca, è dover inventare milioni di modi per poter rimediare qualche soldo da mettere in tasca in un mondo dove non si sa se è nata prima l’esperienza o il lavoro, dove assumere qualcuno equivale non ad avere un lavoratore in piú ma un sacco di soldi in meno, e tutte ste minchiate qui… E odio, dal profondo del mio cuore, dover chiedere aiuto al prossimo. Al costo di cenare con una tazza di thé perché non ho altro, odio non poter essere indipendente.
Ma sopratutto, odio quando poi se ne viene fuori qualcuno che ha appena comprato la macchina nuova, una busta di vestiti al centro commerciale, ha prenotato un tavolo in un ristorante chic, tiene i soldi in un portamonete di Prima Classe, e mi dice “Sto periodo è uno schifo, non c’ho na lira”.
No, te sei stronzo, che è diverso.
E hai pure la faccia di chiedermi di offrirti qualcosa al bar. O di chiedermi se ho ancora la vecchia macchina perché forse ti serve per rottamarla e comprarti un’auto nuova. O di piangere perché non arrivi a fine mese perché devi pagare il mutuo, l’auto, le bollette, la benzina, la spesa… Come se io invece campassi di pane amore e fantasia.
Mi state sulle palle, ok? Smettetela di piangere, di lagnarvi, di disperarvi, e se proprio dovete farlo, non venite a disperarvi da me, ok? Tanto io sto peggio di voi, ma ho almeno il buon senso di non scartavetrare le palle a tutti i miei conoscenti per farmi compatire.

Voglio spendere due righe anche per parlare di te, che mi stai accanto ma fai finta di non vedere. Che se sento il bisogno di piangere sbuffi e te la prendi male manco ti stessi dicendo che è tutta colpa tua. Che non sei in grado di affrontare un discorso serio, un problema, che non pensi al domani, come se dovessimo svegliarci gia tre metri sotto terra… Non ce la faccio piú. Spero solo che te ne renderai conto al piú presto. Non lo posso piú sostenere solo io, tutto sto peso.

Vi auguro una buona notte, dormite bene che domani sennó siete troppo stanchi per telefonarmi e raccontarmi di come sia disperatamente disastrosa la vostra vita.
Io ve lo direi, solo che non posso, ma ve lo direi proprio che io pur di guadagnare qualcosa senza rompere le palle al prossimo divento la fantasia sessuale di qualche segaiolo online. Quindi voi con il vostro contratto a tempo indeterminato, lasciatemi stare, ok? Proprio non voglio più sentire le vostre lagne.

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L’uomo prende sempre tutto alla lettera…

…tranne le cose che dovrebbe effettivamente prendere alla lettera.
Se una donna si lamenta perché non ha tempo per fare qualcosa (una delle lamentele piú frequenti), l’uomo risponde con frasi tipo “peró di tempo da sprecare lamentandoti ne hai…”.
Come se quel tempo che noi passiamo a dire cose tipo “Vorrei avere il tempo per andare in palestra” bastasse per seguire una lezione di yoga.
Poi se io dico “Stasera andiamo a mangiare una pizza?”, l’uomo con il quale ho scelto di passare la mia vita finché morte o separazione non ci divida, decide di portarmi a mangiare un kebab.
Ovviamente se ho voglia di kebab mi porta a mangiare cinese.
E se per una serata particolare gli dico che voglio andare in un club privè, indovinate dove mi porta?
…no, ve lo dico io perché non indovinereste mai.
Mi porta sulla spiaggia, di notte.
E non per commettere atti osceni in luogo pubblico, figuriamoci.
Mi porta a pescare. Intendo, canne da pesca, vermi, piombi, ami.
E si salvi chi puó se dimentico di saltellare dalla gioia!
Vorrei passare altro tempo a raccontarvi come sia intensa la mia vita passata a chiedere umilmente A per ottenere B e dover pure ringraziare, ma non ho tempo per queste cose…

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Inadeguatezza, uno stile di vita…

Sono cresciuta a suon di “Non sai fare nulla, sei un’incapace, stupida!, lascia perdere tanto non fa per te, ma come ti vesti?, ma che senso ha quel piercing?, ma smettila”.
Dato che veniamo plasmati dalle esperienze, io sono diventata una persona perennemente inadeguata.
C’è stato un periodo (un lungo, lunghissimo periodo) in cui mi sono sentita messa da parte dalle uniche persone che supponevo avessero il compito (e magari anche il piacere) di tenermi al loro fianco.
Tipo quando mio fratello se ne è andato di casa lasciandomi da sola con mio padre. O quando mio padre si è fatto un’altra famiglia, con la quale andava in vacanza in Francia, lasciando me a casa per un mese intero con qualche soldo nella Postepay per farmi la spesa e stronzate varie. Certo, io non ero mica una simpaticona, anzi. Probabilmente mi sarei stata sul cazzo anche io, e probabilmente anche io mi sarei lasciata da sola a casa per andarmene in vacanza con una compagnia migliore.
Ma non si fa, ok? Non si fa e basta.
Quindi se uno cresce così, sentendosi sempre messo da parte, è ovvio che poi col tempo impara a vivere pensando di essere facilmente rimpiazzabile.
Per questo ho una pessima opinione di me. Perché tutti hanno sempre dimostrato di avere una pessima opinione di me. Non è che voglio addossare la colpa agli altri, mi assumo le mie responsabilitá, avrei potuto farmi meno canne, rispondere in maniera meno pungente, sorridere di piú. Ma c’era poco da sorridere, le risposte pungenti se le venivano a cercare e l’erba era buona e simpatica.
Tutto questo peró oltre a rendermi quella che sono (e che pian piano sto accettando ed apprezzando) mi ha insegnato che tutti meritano di sapere che per qualcuno sono in qualche modo speciali.
Quindi ditelo, anche se sembra banale e ridicolo. Andate da vostra moglie, dai vostri mariti, fidanzati, figli. Andate dal pesce rosso, dal topo ballerino e dal vicino di casa, e all’occasione, ricordatevi di ricordargli che contano qualcosa. Che non sono da buttare. Dirlo non costa nulla, e sapere di non essere invisibili (senza il bisogno di testare questa ipotesi tingendosi i capelli di viola, indossando vestiti discutibili e bucandosi il volto con piercing vari) è una gran bella cosa.